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La suina o l’australiana, questo è il problema

28 Apr

Mentre il mondo si preoccupa per l’animale consacrato imperatore assoluto delle cucine calabre (regione in cui prima di imparare a dire mamma e papà si impara il refrain ru porcu non s’ ietta nenti), noi ci preoccupiamo perché afflitte da una grave malattia (ahimé incurabile): l’australiana.  L’australiana ha colpito tutte noi bimbe negli anni ’80 appena abbiamo incrociato il nostro sguardo con quello del rude Abel Buttman (che tradotto dall’inglese suona come come uomo deretano), come Abel chi? Il fratello etero di Georgie, quello che era “l’uomo che non doveva chiedere mai” a soli 9 anni. Lui, così bello che si taglia con un grissino, lui cresciuto a pane e vegemite. Abel è solo un esempio di maschio sublime australiano, evoluto poi nella quintaessenza del maschio mondiale, presidente onorario della LMTP, Lega Mondiale dei Tronchi di Pino, l’altresì rude Hugh Jackman.
Già perché l’essere schifosamente rude è un po’ la caratteristica del maschio australico, come dire l’uomo ha da puzza’ pure nella terra dei canguri. Già negli anni ’80 la vecchia Hollywood se ne accorse e propinò al mondo: il Signor Coccodrillo Dundee, interpretato da Paul Hogan. Fate conto che in Australia sono così avanti, che alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Sydney, mentre noi a Torino avevamo la non italica Carla Bruni, fra i rappresentanti dell’australianità al mondo c’era il suddetto Dundee. Un po’ come se alla cerimonia di apertura di Torino 2006 invece di dare a Bolle il ruolo di giullare del futurismo gli avessimo dato quello del Brigante Musolino o se ancora invece di Vivaldi l’orchestra avesse intonato le note del tema del Padrino. Ok, in Australia hanno mooolto senso dell’umorismo, ma così tanto, ma così tanto che nella campagna pubblicitaria turistica australiana non ci hanno scritto “Melbourne, da scoprire”, ma hanno usato l’espressione che è la quintaessenza della rudezza oceanica: il bloody. Già in poche parole  insieme alla Opera House di Sydney, alla Ayer’s Rock ecco campeggiare la scritta: “Dove diavolo sei?”. Non è un caso se qui nelle partite di football australiano, o di calcio con regole australiane, un giocatore a partita finisce ignudo o se il rugby è uno degli sport più amati. Già, rudi, sporchi e pieni di fango… Tutto ciò forse si deve agli inglesi che iniziarono a popolare la terra che fu (e speriamo in futuro sarà) degli aborigeni di gente mica tanto affidabile, visto che in Australia la Madre Patria inglese mandava i convicts, i prigionieri con palla al piede inclusa… Come dire, un destino segnato! Eccoli qui i degni eredi di Magwitch, il buon-cattivo di Grandi Speranze di Charles Dickens e gli eredi del padre di Georgie. Io e la bradi siamo ormai in un avanzato stato della malattia, tanto da aver insignito la squadra dei Socceroos del prestigioso titolo di squadra ‘ndo cojo cojo ai Mondiali 2006 e una delle due ci tifava pure Australia. Ma non siamo sole, un esempio? La televisione americana è letteralmente invasa da australica beltà: tipo in The Guardian c’è quel tronco di pinot di Simon Baker,  in Prison Break c’è l’enorme Dominic Purcell, dopo aver fatto fuori l’altro australiano Chris Vance, ok in Lost , dove l’altro divin accento la fa da padrone, si è scelto di ripiegare su Emilie de Ravin. E non finisce qui, già praticamente ogni serie del pianeta ha qualche comparsa australiana e sentire quel divino accento non fa altro che accentuare la nostra già grave infermità. Curioso che quel magnifico suono si perde nel doppiaggio italiano, già perché mettiti nei panni del simpatico adattatore come sgaggio lo rendi? Lo fai diventare napoletano, calabrese, siculo… quindi senti delle battute che hanno senso solo nell’originale, chiari riferimenti culturali… persi, buttati nel cesso. Fra le guest star, una ha colpito l’attenzione (almeno di una) delle due, il bel Simon Brenner (presto compare) di ER. Pensate che in quindici anni di relazione la fille non ha mai visto una puntata in anteprima della suddetta serie e si incacchiava con la bradi o con il sito di turno che le svelava la fine di Carrie, di Doug, di Luka, di Abbie eccetera… Invece, per vedere se quell’estrecha di Neela Rasgostra si donerà prima o poi alla beltà fatta assistente… si è addirittura sparata 12 puntate in 4 giorni.  Ahimé, si conoscono pochi antidoti, ancora del tutto sperimentali, per curare la pandemia australiana: un biglietto di sola andata per i paesi bassi (no l’Olanda non c’entra), la copia di Abel,  un bloody vicino di casa australiano  e il medico della mutua sputato a Brenner, della serie s***a Shepherd!

Dall'album Panini Down Under (da sinistra): Chris Vance e Simon Baker

Dall'album Panini Down Under (da sinistra): Chris Vance e Simon Baker

Dalla stessa collezione: Abel e Harry Kewell

Dalla stessa collezione: Abel e Harry Kewell

Dopo le figurine ecco la nosta taranta:

Bloody yours,

Maria Matilda