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“I cattivi non sono gentili”, il terrorismo spiegato da un pupo

17 Nov

Care commari, chi per lavoro, chi per motivi familiari o chi per restare informata, Le Commari hanno da qualche giorno un orecchio a Parigi. Come d’altronde metà della popolazione mondiale, se non tutta. Inorridite da buona parte del modo di raccontare il 13 novembre dalle TV e dalla stampa italiana, si rincuorano guardando e commuovendosi con la Tv d’Oltralpe.

bimbo lpj

L’emissione è la nostra amata Le Petit Journal che ha deciso di passare un week-end con i parigini, senza allarmismi, litigi, stupide alzate di voci. Ed ecco che uno degli inviati incontra due bambini, che con i loro genitori hanno lasciato dei fiori di fronte a uno dei luoghi dei sei attentati. Un piccoletto franco-vietnamita è con il suo papà e viene intervistato da Martin Weill, l’inviato del Piccolo Giornale. Ecco il loro dialogo:

Il giornalista: Hai capito perché l’hanno fatto?
Lui: Sì, perché sono molto molto cattivi, non sono gentili i cattivi. E bisogna fare molta attenzione perché si deve cambiare casa.
Il papà: No, non aver paura, non c’è bisogno, la tua casa è la Francia.
Lui: Ma ci sono i cattivi, papà.
Il papà: Ci sono i cattivi ovunque.
Lui: Hanno le pistole per spararci perché sono molto cattivi.
Il papà: Loro hanno le pistole, noi abbiamo i fiori.
Lui: i fiori non servono a nulla.
Il papà: I fiori, li hai posati anche tu, sono per combattere le pistole.
Lui: Servono per proteggere.
Il papà: Sì.
Lui: Anche le candele?
Il papà: Servono per non dimenticare quelli che sono andati via.
Lui: I fiori e le candele servono a proteggerci?
Il papà: Sì.
Il giornalista: Ti senti meglio?
E lui dice sì.

 

Se tutto ciò non vi fa commuovere, gettate il cuore alle ortiche.

Sentitamente vostre,

Marie France et Marianne.

Che vita sarebbe senza Amélie Poulain

2 Gen

Undici anni fa (sì signore mie siamo già nel 2013!), Jean-Pierre Jeunet ci ha regalato un capolavoro: Il favoloso mondo di Amélie, o se preferite Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain, più semplicemente Amélie. Questo film frances,e che ha cambiato radicalmente la vita di chi vi scrive, è sempre un piccolo e autentico capolavoro. Vuoi per la colonna sonora di Yann Tiersen, vuoi perché Parigi è sempre Parigi, vuoi per la delicata storia d’amore, vuoi per le atmosfere al limite del reale, ma Amélie è entrata nel cuore di una buona parte di donne.

Amélie mangia i lamponi

Amélie mangia i lamponi

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Il compare con il broncio: Louis Garrel

19 Apr

Seguendo a ruota il post dell’altra commare, questa volta con il suo placet, eccomi a eleggere l’ennesimo compare francese, signore care questa volta si tratta di Louis Garrel. Come dire un predestinato, figlio di un regista engangé e dell’attrice Brigitte Sy, e come se non bastasse anche il nonno del piccolo Louis è un attore. Se tutto questo pedigree vi ha messo un tarlo nell’orecchio, pensate che a battezzare il pupetto è un mito de la fille de poche, il sempre stupendo e inconfondibilmente triste Jean-Pierre “Antoine Doinel” Léaud.  Louis nasce a Parigi il 14 giugno del 1983 e questo lo rende più piccolo della fille e della bradi. Inizia a recitare quando ancora io avevo cinque anni e anche lui, visto e considerato che siamo coetanei. Con qualche piccola differenza, mentre fra i miei avi posso orgogliosamente elencare una donna che zappava la terra e sono nata e cresciuta a Reggio Calabria, quest’uomo vanta fra i suoi avi cineasti da generazioni ed è cresciuto nel quartiere latino di Parigi. Lo stesso quartiere del maggio francese e dove probabilmente il generale Jarjayes non avrebbe mai mandato Lady Oscar a fare delle commissioni. Mentre io ho frequentato una scuola sgangherata, senza porte, palestre e strutture, il bel Louis frequentava un liceo (ovviamente) figo della città delle mille luci, lo stesso di Simone de Beauvoir, Louise Bourgeois, Jean Cocteau e per abbassare un po’ livello Charlotte Casiraghi. Nel 2002, mentre io mi lattariavo per gli esami di psicologia cognitiva, quest’uomo recita nel film della svolta, il primo di una lunga serie sul maggio ’68, The Dreamers di (inchino) Bernardo Bertolucci. In cui assieme alla sorella Eva Green (ok sorella di finzione, ma non è difficile sapere che mestiere abbia scelto di fare Esther, la sorella di Louis),  si mette in casa Michael Pitt, dopo averlo raccolto a una proiezione della Cinémathèque.  Due anni più tardi eccolo di nuovo a reinterpretare lo stesso periodo diretto dal padre, ne Les Amants Réguliers un film di tre ore in bianco e nero con sole venti pagine di copione. Attratta dalle critiche e dal titolo, la fille piccola studentessa di francese di livello A1 decise di affittarlo, non l’avesse mai fatto. Il film non sottotitolato l’ha quasi uccisa e da quel momento sogna di avere lo stesso taglio di capelli di Clotilde Hesme. Dopo questo e anche natural durante diviene l’attore feticcio di Christophe Honoré, ed ecco che ha come madre (e che madre) Isabelle Huppert, come fratello Romain Duris, è protagonista del più classico ménage à trois, o anche à quatre nello stupendo Les Chansons d’Amour e poi eccolo professore d’italiano, sì professore d’italiano in La Belle Personne mentre rende bella e poetica anche la canzone dal testo più idiota del mondo: Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, oltre che scopri che puoi avere mille  Franco Battiato o De André, ma quello che varca i confini dello stivale e viene etichettato come vera musica italiana sono queste kistcherie. Nel rimandarvi al sito ufficiale del bel Louis e ricordarvi che dal 2002 è fidanzato con Valeria Bruni Tedeschi vi lasciamo a uno splendido video che lo ritrae alle prese con canzoni kitsch e situazioni umilianti.

Louis versione prof

Louis versione prof

Louis tout simplement

Louis tout simplement

Perché il compare della settimana? Perché con quel broncio, con quell’aria perennemente incavolata, per quel suo neologismo (che vuol dire mignoni) e perché solo lui poteva dare un senso a una canzone cheesy dei Ricchi e Poveri.

Mignonamente vostra,

Maria Anna

Consigli per gli acquisti: Miss Dior Chérie – L’Eau

31 Mar

Mentre le commari confabulano sul futuro passaggio nel web-etere ecco che si innamorano follemente di uno spot televisivo. Neanche un battito di ciglia dopo è stato scelto come nuovo consiglio per gli acquisti. Per varie ragioni: lo spot è diretto da quel mito di Sofia Coppola, è girato in una città che le commari amano (se non l’avete capito di quale stiamo parlando vi consigliamo vivamente di andare a fare il provino per il Grande Fratello 10) e poi perché ha quell’aria e quella poesia che sembrano uscite da Sandy dai mille colori. I palloncini il vestitino rosa, gli splendidi occhiali non c’è nulla in questo spot che le commari non amino. Adorano addirittura il prodotto che è reclamato…  perché un po’ siamo Miss Dior Chérie anche se non così belle… ma dentro di noi si alberga una fanciullina che parla con la r moscia e che va in giro in bici per le vie di qualche arrondissement. Amiamo persino il modello che si vede alla fine così dannatamente francese, come la ragazza (anche se bielorussa di origine) e la canzone dello spot del mito e commare Brigitte Bardot. Oui, nous nous jouons

Il poster della campagna altresì meraviglioso

Il poster della campagna altresì meraviglioso

Profumatamente vostra,

Maria Diora