Archivio | aprile, 2009

La suina o l’australiana, questo è il problema

28 Apr

Mentre il mondo si preoccupa per l’animale consacrato imperatore assoluto delle cucine calabre (regione in cui prima di imparare a dire mamma e papà si impara il refrain ru porcu non s’ ietta nenti), noi ci preoccupiamo perché afflitte da una grave malattia (ahimé incurabile): l’australiana.  L’australiana ha colpito tutte noi bimbe negli anni ’80 appena abbiamo incrociato il nostro sguardo con quello del rude Abel Buttman (che tradotto dall’inglese suona come come uomo deretano), come Abel chi? Il fratello etero di Georgie, quello che era “l’uomo che non doveva chiedere mai” a soli 9 anni. Lui, così bello che si taglia con un grissino, lui cresciuto a pane e vegemite. Abel è solo un esempio di maschio sublime australiano, evoluto poi nella quintaessenza del maschio mondiale, presidente onorario della LMTP, Lega Mondiale dei Tronchi di Pino, l’altresì rude Hugh Jackman.
Già perché l’essere schifosamente rude è un po’ la caratteristica del maschio australico, come dire l’uomo ha da puzza’ pure nella terra dei canguri. Già negli anni ’80 la vecchia Hollywood se ne accorse e propinò al mondo: il Signor Coccodrillo Dundee, interpretato da Paul Hogan. Fate conto che in Australia sono così avanti, che alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Sydney, mentre noi a Torino avevamo la non italica Carla Bruni, fra i rappresentanti dell’australianità al mondo c’era il suddetto Dundee. Un po’ come se alla cerimonia di apertura di Torino 2006 invece di dare a Bolle il ruolo di giullare del futurismo gli avessimo dato quello del Brigante Musolino o se ancora invece di Vivaldi l’orchestra avesse intonato le note del tema del Padrino. Ok, in Australia hanno mooolto senso dell’umorismo, ma così tanto, ma così tanto che nella campagna pubblicitaria turistica australiana non ci hanno scritto “Melbourne, da scoprire”, ma hanno usato l’espressione che è la quintaessenza della rudezza oceanica: il bloody. Già in poche parole  insieme alla Opera House di Sydney, alla Ayer’s Rock ecco campeggiare la scritta: “Dove diavolo sei?”. Non è un caso se qui nelle partite di football australiano, o di calcio con regole australiane, un giocatore a partita finisce ignudo o se il rugby è uno degli sport più amati. Già, rudi, sporchi e pieni di fango… Tutto ciò forse si deve agli inglesi che iniziarono a popolare la terra che fu (e speriamo in futuro sarà) degli aborigeni di gente mica tanto affidabile, visto che in Australia la Madre Patria inglese mandava i convicts, i prigionieri con palla al piede inclusa… Come dire, un destino segnato! Eccoli qui i degni eredi di Magwitch, il buon-cattivo di Grandi Speranze di Charles Dickens e gli eredi del padre di Georgie. Io e la bradi siamo ormai in un avanzato stato della malattia, tanto da aver insignito la squadra dei Socceroos del prestigioso titolo di squadra ‘ndo cojo cojo ai Mondiali 2006 e una delle due ci tifava pure Australia. Ma non siamo sole, un esempio? La televisione americana è letteralmente invasa da australica beltà: tipo in The Guardian c’è quel tronco di pinot di Simon Baker,  in Prison Break c’è l’enorme Dominic Purcell, dopo aver fatto fuori l’altro australiano Chris Vance, ok in Lost , dove l’altro divin accento la fa da padrone, si è scelto di ripiegare su Emilie de Ravin. E non finisce qui, già praticamente ogni serie del pianeta ha qualche comparsa australiana e sentire quel divino accento non fa altro che accentuare la nostra già grave infermità. Curioso che quel magnifico suono si perde nel doppiaggio italiano, già perché mettiti nei panni del simpatico adattatore come sgaggio lo rendi? Lo fai diventare napoletano, calabrese, siculo… quindi senti delle battute che hanno senso solo nell’originale, chiari riferimenti culturali… persi, buttati nel cesso. Fra le guest star, una ha colpito l’attenzione (almeno di una) delle due, il bel Simon Brenner (presto compare) di ER. Pensate che in quindici anni di relazione la fille non ha mai visto una puntata in anteprima della suddetta serie e si incacchiava con la bradi o con il sito di turno che le svelava la fine di Carrie, di Doug, di Luka, di Abbie eccetera… Invece, per vedere se quell’estrecha di Neela Rasgostra si donerà prima o poi alla beltà fatta assistente… si è addirittura sparata 12 puntate in 4 giorni.  Ahimé, si conoscono pochi antidoti, ancora del tutto sperimentali, per curare la pandemia australiana: un biglietto di sola andata per i paesi bassi (no l’Olanda non c’entra), la copia di Abel,  un bloody vicino di casa australiano  e il medico della mutua sputato a Brenner, della serie s***a Shepherd!

Dall'album Panini Down Under (da sinistra): Chris Vance e Simon Baker

Dall'album Panini Down Under (da sinistra): Chris Vance e Simon Baker

Dalla stessa collezione: Abel e Harry Kewell

Dalla stessa collezione: Abel e Harry Kewell

Dopo le figurine ecco la nosta taranta:

Bloody yours,

Maria Matilda

Shame on you! #1 – Arne Friedrich

28 Apr

Dalla padella alla brace, dalle stelle alle stalle… anche le Commari nel loro piccolo piangono, hanno le loro cadute dal cuore. Apriamo la nuova rubrica Shame on you! con uno di quelli che anni fa ci faceva palpitare il cuore: il caro buon vecchio Arne Friedrich.
Eletto a furor di commari il più bello del mondiale 2006 (ok posso dirlo… io volevo Aimar al primo posto!) ecco che oggi invece ci mete la pata, un modo tenero spagnolo per dire… cagarla! Il nostro Arne, dopo averci fatto toccare il cielo con un dito cade rovinosamente dal nostro cuore.
Cos’avrà fatto? Si sarà sposato? No, peggio! Ha manifestato platealmente, con il suo fu bel visino, con tutte le sue lentiggini, il suo sostegno all’introduzione dell’ora di religione nelle scuole di Berlino (oltre alla già esistente ora di etica). Lui capitano dell’Hertha, è un po’ come se Francesco Totti chiedesse di ampliare l’obbligo scolastico al PhD. Bella buccia di banana, Arne… Come direbbe un Pippo Baudo di DriveIniana memoria… “Arne, arne… questo non me lo dovevi fare! Hai toppato Arne!“.
Ma come è possibile che tutti i Paesi vogliono assomigliarci nel peggio? Non è che vogliono espandere i Patti Lateranensi a tutto il mondo? Ormai la chiesa è ovunque e sono quasi certa  di aver visto un fumetto su Topolino pro-Vaticano? Come dire, il Vaticano è cosa nostra…
Ora, Arne dicci perché?????? Perché????? Come se no bastasse, la pubblicità è la morte della laicità… si parla di libera scelta e un paio di righe più sotto, scritto come se fosse Aut. Min. Ric., si legge che lui vuole che i piccoli ignari scolari e scolarette di Berlino possano scegliere, possano dire la loro sul referendum per introdurre l’ora di religione obbligatoria, una cosa che esiste già anche in altri Lander. Come dire, Berlino datte una svegliata! Per fortuna i berlinesi hanno votato no all’aggiuntiva ora di religione… come avrebbe detto JFK “Ich bin Berliner” e sicuramente avrebbe aggiunto: Shame on you, Arne!

arne-friedrich-fur-die-freie-wahl

Indignatamente vostra,

Maria Honta

p.s. Ringraziamo la commare Daniela per l’indespensabile aiuto linguistico.

Il compare con il broncio: Louis Garrel

19 Apr

Seguendo a ruota il post dell’altra commare, questa volta con il suo placet, eccomi a eleggere l’ennesimo compare francese, signore care questa volta si tratta di Louis Garrel. Come dire un predestinato, figlio di un regista engangé e dell’attrice Brigitte Sy, e come se non bastasse anche il nonno del piccolo Louis è un attore. Se tutto questo pedigree vi ha messo un tarlo nell’orecchio, pensate che a battezzare il pupetto è un mito de la fille de poche, il sempre stupendo e inconfondibilmente triste Jean-Pierre “Antoine Doinel” Léaud.  Louis nasce a Parigi il 14 giugno del 1983 e questo lo rende più piccolo della fille e della bradi. Inizia a recitare quando ancora io avevo cinque anni e anche lui, visto e considerato che siamo coetanei. Con qualche piccola differenza, mentre fra i miei avi posso orgogliosamente elencare una donna che zappava la terra e sono nata e cresciuta a Reggio Calabria, quest’uomo vanta fra i suoi avi cineasti da generazioni ed è cresciuto nel quartiere latino di Parigi. Lo stesso quartiere del maggio francese e dove probabilmente il generale Jarjayes non avrebbe mai mandato Lady Oscar a fare delle commissioni. Mentre io ho frequentato una scuola sgangherata, senza porte, palestre e strutture, il bel Louis frequentava un liceo (ovviamente) figo della città delle mille luci, lo stesso di Simone de Beauvoir, Louise Bourgeois, Jean Cocteau e per abbassare un po’ livello Charlotte Casiraghi. Nel 2002, mentre io mi lattariavo per gli esami di psicologia cognitiva, quest’uomo recita nel film della svolta, il primo di una lunga serie sul maggio ’68, The Dreamers di (inchino) Bernardo Bertolucci. In cui assieme alla sorella Eva Green (ok sorella di finzione, ma non è difficile sapere che mestiere abbia scelto di fare Esther, la sorella di Louis),  si mette in casa Michael Pitt, dopo averlo raccolto a una proiezione della Cinémathèque.  Due anni più tardi eccolo di nuovo a reinterpretare lo stesso periodo diretto dal padre, ne Les Amants Réguliers un film di tre ore in bianco e nero con sole venti pagine di copione. Attratta dalle critiche e dal titolo, la fille piccola studentessa di francese di livello A1 decise di affittarlo, non l’avesse mai fatto. Il film non sottotitolato l’ha quasi uccisa e da quel momento sogna di avere lo stesso taglio di capelli di Clotilde Hesme. Dopo questo e anche natural durante diviene l’attore feticcio di Christophe Honoré, ed ecco che ha come madre (e che madre) Isabelle Huppert, come fratello Romain Duris, è protagonista del più classico ménage à trois, o anche à quatre nello stupendo Les Chansons d’Amour e poi eccolo professore d’italiano, sì professore d’italiano in La Belle Personne mentre rende bella e poetica anche la canzone dal testo più idiota del mondo: Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri, oltre che scopri che puoi avere mille  Franco Battiato o De André, ma quello che varca i confini dello stivale e viene etichettato come vera musica italiana sono queste kistcherie. Nel rimandarvi al sito ufficiale del bel Louis e ricordarvi che dal 2002 è fidanzato con Valeria Bruni Tedeschi vi lasciamo a uno splendido video che lo ritrae alle prese con canzoni kitsch e situazioni umilianti.

Louis versione prof

Louis versione prof

Louis tout simplement

Louis tout simplement

Perché il compare della settimana? Perché con quel broncio, con quell’aria perennemente incavolata, per quel suo neologismo (che vuol dire mignoni) e perché solo lui poteva dare un senso a una canzone cheesy dei Ricchi e Poveri.

Mignonamente vostra,

Maria Anna

High fidelity#3: Le 5 coppie da scoppiare

18 Apr

L’innamoramento è di per sé qualcosa di inspiegabile, ma ci sono volte in cui è proprio assurdo, inconcepibile, insensato. Come è possibile, per esempio, che certi compari bellissimi, famosissimi, ricchissimi, affascinanti ai limiti del pensabile finiscano per sposare donne racchie o tardone???
Ecco allora che le commari hanno deciso di dedicare la nuova puntata di Alta fedeltà alle 5 coppie che devono assolutamente scoppiare perché non hanno senso di esistere per manifesta superiorità in bellezza dell’uomo rispetto alla donna.
Man mano che scoprivano le foto di queste coppie le commari hanno più volte rischiato di cadere dalla sedia. Ma come si spiegano queste coppie? Come? Perché? Sono dei casi di beneficenza? Questi uomini oltri a essere così belli sono anche infinitamente buoni e hanno deciso di fare felici delle donne che accanto a loro sfigurano da morire? Oppure, pur essendo strafighi, nelle mura domestiche sono rozzi e insopportabili più di uno scaricatore di porto qualsiasi e non riuscivano realmente a trovare di meglio? Quest’ultima ipotesi ci sembra alquanto improbabile, comunque se qualcuno ha un’idea per spiegare queste assurdità si faccia avanti.

1) Dopo aver trovato le cinque coppie è stata dura decidere l’ordine. Le immagini della moglie di Clive Owen però ci hanno fatto sussultare talmente tanto che abbiamo deciso di mettere loro alla posizione numero uno.
Ecco dunque Clive Owen, uno che dire bello è un eufemismo, uno che fa sbavare anche le suore, che nella vita ha sposato tale Sarah-Jane Fenton, dalla quale ha avuto due figlie. Come può questo qui, che recita con Jennifer Aniston, Julia Roberts e compagnia, tornare a casa e trovare ‘sto cesso? E lei vive nel terrore? Per esempio, mentre era incinta (guardate la foto, please) quante volte sarà stata cornificata?
Forse si potrebbe spiegare tutto col fatto che Clive a casa è il tipico maschio che sta sul divano stravaccato a guardare il calcio in tv. Il fatto che tifi Inter la dice lunga…

clivemoglie

2) Al numero 2 un’altra coppia incomprensibile. Lui è stato giudicato l’uomo più bello del mondo ed è anche il compare ante litteram. Stiamo parlando ovviamente di Hugh Jackman che dal 1996 è sposato con il cesso Deborra-Lee Furness, una tardona di 13 anni più vecchia di lui. Al di là del fatto che Hugh dovrebbe stare solo sempre e comunque, sua moglie sembra sua nonna! E poi i suoi suoceri non sanno nemmeno scrivere il suo nome…

hugh-moglie

3) Per il terzo posto proprio non sapevamo decidere quale coppia fosse più improponibile. Quindi ecco un ex aequo:
James McAvoy, che oltre a essere bello e terribilmente bravo ha un quid che lo rende inspiegabilmente affascinante (guardatelo in Penelope tanto per fare un esempio…), e sua moglie, Anne-Marie Duff, di nove anni più vecchia, magra da far schifo, col viso scavato da rughe profonde, decisamente troppi denti (vabbé è inglese e sugli inspiegabili motivi che portano tutti o quasi gli inglesi ad avere dei denti orribili sono già stati scritti numerosi libri) o comunque troppo grandi e forse risaltano per l’eccessiva magrezza. James, perché?!? Perché?!? Tra l’altro lei quando ha i tacchi è più alta di lui… con noi non avrebbe questi problemi.

james_mcavoy

– Altra coppia al terzo posto: Louis Garrel, giovane figo ehn attore francese, figlio d’arte, di cui potete leggere tutto nel post in cui lo comparizziamo, è fidanzato con la sorella di Carla Bruni, cioè Valeria Bruni Tedeschi, di 19 anni più vecchia di lui. Praticamente potrebbe essere sua madre. Ma come cazzo è possibile? Con questo non vogliamo delegittimare la bella Valeria, impegnata nel sociale, una testa pensante e non un corpo (Sarkozy docet), ma vogliamo dirle: Valeria torna con Calopresti! (Il povero Mimmo dopo di lei ha talmente sbarellato che si è messo con Flavia Vento per un po’…)

FRANCE-CINEMA-CANNES-FILM-FESTIVAL-PHOTOCALL-ACTRICES

5) Ovviamente avendo due al terzo posto saltiamo il 4° e arriviamo al 5° dove troviamo Justin Chambers, l’Alex Karev di Grey’s Anatomy, con la moglie Keisha, che ha sposato nel ’93 e con la quale ha avuto una nidiata di figli (cinque, anche perché pare che lui abbia un disturbo del sonno che lo costringe a dormire solo due ore a notte, quindi ha tutto il tempo per coccolare la bella mogliettina).
justin_wife

N.B.
Non abbiamo scritto questo post perché siamo invidiose, infatti stiamo preparando anche una top5 delle coppie che ci piacciono. Semplicemente pensiamo che queste proprio non hanno senso di esistere!

Le vostre Maria Break-up e Maria Split

P.S.
Molto probabilmente tra una ventina d’anni bradipina e la fille de poche in quanto donnine qualunque si fidenzeranno con due bellissimi divi di Hollywood che oggi non hanno ancora compiuto dieci anni…

CommaTunes #2 – Time Lapse Lifeline

18 Apr

Dopo avervi deliziato con la voce gallica di Bonnie “coniglietto” Tyler, ecco a voi una sua quasi omonima.  Maria Taylor è al suo secondo cd solista, dopo aver fatto parte delle Azure Ray, inizia la sua carriera in solitario con l’ottimo 11:11, in cui c’era la splendida Song Beneath The Song, canzone legata anche a un momento (forse il più bello di Mer-Der, non mi dite che non avete capito di cosa sto parlando). Ma non parliamo di quella splendida canzone, ma di quest’altra il cui titolo rimanda a una tecnica cinematografica, che sicuramente avrete già visto in una puntata di CSI.  Sostanzialmente con l’aggiunta del lifeline alla fine la nostra Maria ci invita ad applicare la suddetta tecnica alla nostra vita, vivendo al massimo, amando ogni singolo momento di quella merdosa cosa che chiamiamo vita (leggetelo da voi). Ma questo è solo un motivo per cui amiamo questa canzone. Il secondo è il video… una parola per descriverlo: STUPENDO! Lo amiamo perché è un inno all’amicizia femminile (sì, esiste!), spensierata, folle, solidale… eccetera! Maria attende al varco di casa le sue altre tre amiche con le sue Chuck nere consunte e con i lacci bicolore indossando dei vestiti del prom. Insieme fanno tutte quelle cose che io la Bradi sogniamo di fare prima di compiere trent’anni: imbrattano i muri, rubano una bottiglia d’alcool, entrano di soppiatto in una villetta a schiera, umiliano un uomo (no aspetta, io e Bradi lo facciamo sempre) e poi la perla, la bella Maria mazza di baseball in mano si mette a distruggere una fila di cassette della posta tipicamente american bourgeoisie o anche american way of life o anche american suburbia.  Le altre allegre folli vixen sono: Brett Anderson delle Donnas, Neely Jenkings delle Tilly and The Wall e l’attrice-cantante Morgan Nagler.  Prima di lasciarvi all’opera d’arte, al video più commaresco del pianeta, due scatti per dimostrarvi che nel video ci siamo anche noi!

la fille de poche e la bradi si divertono con Maria

la fille de poche e la bradi si divertono con Maria

la fille de poche e la bradi beccate con le dita nella marmellata o meglio con la fiatella di alcool

la fille de poche e la bradi beccate con le dita nella marmellata o meglio con la fiatella di alcool

Ecco al voi l’opera d’arte, diretta da Alan Tanner:

Sentitamente vostra,

Maria Maria (Taylor)

High Fidelity#2: I momenti più drammatici del piccolo schermo

10 Apr

Premessa quando ho proposto questa toplist all’altra commare era entusiasta. Quando le ho proposto una bozza di classifica ho scoperto a mie spese un paio di cosette:  prima cosa la mia collega commare non ha mai visto CSI e Squadra Emergenza e odia il genere drama in quanto tale, seconda cosa la mia commare collega non ha ben compreso la differenza fra sitcom e drama su cui si basa la tv americana, vabbe esistono i dramedy, ma non sono molti e se si piange lo si fa per la parte “drama” e non per la parte “comedy”.  Per lei un momento triste è l’addio fra la scimmietta Marcel e Ross in Friends, il momento in cui io ero tagliata in due dalle risate. Passata la premessa, ecco il secondo capitolo della top 5 delle Commari questa volta dopo le risse, i momenti più tristi del teleschermo secondo me e specifico, visto il rifiuto dell’altra Commare per tutto ciò che fa dramma. Sono convinta che quando guarda La Corrida e la gente esce fuori (sì io transitivizzo il verbo uscire) i campanacci lei piange. Ecco dunque la mia top 5 con qualche pari merito:

1) La morte di André in Lady Oscar: per dire è una cosa che se guardo ancora oggi mi uccido, nonostante so benissimo come va a finire, il dolore di Oscar è bello in qualsiasi lingua voi lo vediate… anche in catalano!

2) Ogni momento di Grey’s Anatomy e Cold Case: come recitano due gruppi di Facebook a riguardo Yes, I did cry during Grey’s Anatomy: Every moment counts e Cold Case is the only thing that makes me cry.  Come dire 100% totalmente d’accordo, il modo di raccontare il dolore di queste serie è sempre toccante e posso dire con orgoglio di aver pianto per quasi tutte le puntate. Due pout-pourri uno con le note (tristissime) di Damien Rice e l’altra con la bellissima In Your Eyes di Peter Gabriel.

3) La morte di Cyril O’Reily in OZ : ammetto OZ è il mio guilty pleasure, l’ho scoperto per caso e l’ho amato dal primo fotogramma. Questa è stata una delle poche volte in cui ho pianto, l’esecuzione di Cyril. A Cyril mancava qualche rotella, quindi quando è stato condannato a morte gli avevano raccontato una palla dicendogli che erano degli esami a cui si doveva sottoporre. La protesta rumorosa nel Paradiso e Ryan il fratello distrutto che manda a cagare il padre alla fine…. Questo è poesia! Vi avvertiamo, questo video è per chi ha stomaci forti.

4) Cassie a NY in Skins: come per OZ ho amato Skins dal primo momento, ho divorato le due stagioni in meno di due settimane, la serie più neorealista del pianeta ci ha regalato vari momenti tristi: Sid e il cast cantano Wild World alla fine della prima stagione, la morte di Chris e Cassie a NY. Questo momento  non è molto tragico, ma le meravigliose note di Adele rendono questo momento una perla.

5) Last, but not least… La morte di Greene di ER, la serie è ahimé finita, ma questo resta il momento più triste di 15 di storia del Cook County, anche se la morte del figlio di Carter

Tutto ciò mi ha veramente ucciso, spero che la mia top 5 vi sia piaciuta.

Tristemente vostra,
Maria Lacrimosa

Quando il giornalismo dà il peggio di sé

7 Apr

Per una volta anche le Commari parlano seriamente. Sì perché quello che stanno vedendo in questi giorni le sta facendo vergognare di appartenere alla categoria dei giornalisti e non potevano restare zitte.
Nelle situazioni più tragiche il giornalismo italiano dà il peggio di sé. E considerato che già di solito non è un bijoux, vuol dire che in queste circostanze è veramente inguardabile, inascoltabile, illegibile.
Per riempire le due-tre ore della prima serata, Raiuno con Porta a Porta e Canale5 con Tg5/Matrix non sapevano più cosa inventarsi. Allora ecco che Mimun manda una giornalista a rompere le balle alla gente già esausta rifugiatasi nelle macchine per la notte. E non si accontenta di disturbare una o due persone, continua imperterrita nonostante gli intervistati dicano tutti la stessa identica cosa, finché evidentemente qualcuno dall’alto non le dice basta. Ora, proprio perché questo mestiere lo conosciamo, non diamo la colpa alla povera giornalista (di cui mi sfugge il nome), perché sicuramene le è stato ordinato di fare un servizio del genere.
Addirittura Pietro Suber ha dovuto chiedere la cortesia di farsi intervistare a una famiglia che stava riposando in una tenda. E Toni Capuozzo, con molta educazione, ha fatto capire che lui e i suoi colleghi si sentivano a disagio nel fare quel tipo di servizi, ma evidentemente dall’alto non volevano sentirli e continuavano a scavare in ogni minimo dettaglio.
Il giornalismo italiano quando ci sono tragedie in corso diventa più morboso di un reality, più insistente di un paparazzo, più maleducato di Tarzan prima che incontrasse Jane.
Ma il picco del cattivo gusto lo ha raggiunto, come spesso succede, il Tg1, che nell’edizione delle 13.30 del 7 aprile ha fatto leggere a Susanna Petruni tutti i dati Auditel registrati dalle edizioni della giornata precedente e ovviamente incentrate sul terremoto in Abruzzo. Quando l’ho sentito non ci volevo credere. Ma che cazzo aspetta Riotta ad andarsene? Non lo hanno spostato al Sole24Ore? Secondo noi dovrebbero proprio lasciarlo a casa.
E Bruno Vespa che nonostante tanta gente sia senza casa si preoccupa delle chiese della sua città natale?
L’informazione in Italia è nelle mani sbagliate da anni e chissà per quanto ancora dovremo sopportare questo strazio.
Non si salvano nemmeno i siti web. Dal corriere.it a repubblica.it e compagnia sono tutti fissati con la storia del reporter diffuso. Vogliono filmati e foto fatte dai cittadini, però non fanno niente per controllare che quello che arriva è vero. Un blogger ha mandato una foto tratta da Flickr di un disastro avvenuto in un altro contesto e il corriere.it l’ha pubblicata in homepage… Ovviamente il blogger li ha sputtanati e non è stato l’unico.
Sola una cosa possiamo dire ai giornalisti che si stanno comportando in questo modo barbaro: vergognatevi.

Ecco il Tg1 che si vanta degli ascolti:

Sconvolte e frustrate le vostre Maria Chiara e Maria Lucia.

Aggiornamento: Siamo completamente d’accordo con tutto quello che ha detto il mitico Aldo Grasso sulla – sua definizione – “caduta di stile” del Tg1.

La guerra dei compari: Matteo Bordone vs Ali Baddou

5 Apr

bordonevsbaddou
Le Commari non sono sempre d’accordo su chi eleggere compare. Spesso litigano per ore e alla fine non scrivono nulla. Questa volta, invece di picchiarsi virtualmente, tirarsi i capelli e sputarsi addosso reciprocamente, si son dette “patti chiari, amicizia lunga: a ognuna il suo compare e chi leggerà voterà.
Riassumendo: il compare della settimana per bradipina è Matteo Bordone, qui potete leggere perché e, se vi convince, votate per lui nel sondaggio qui sotto. la fille de poche ha scelto per l’ennesima volta un compare francese, Ali Baddou, qui vi spiega il motivo e se lo preferite votatelo.
La cosa più assurda è che abbiamo scoperto che i due non sono poi così lontani l’uno dall’altro: stessa età, stesso mestiere e non solo. Diciamo che Baddou è un  Bordone ripulito e Bordone è un Baddou meno bobo e più punkabbestia, uno esotico e l’altro nordico, ma entrambi colti e multimediali.
Che vinca il migliore… ma anche no!

Il compare de la fille de poche: Ali Baddou

5 Apr

Se è da mesi che la mia collega vuole eleggere i suoi compari, io posso dire di essere stata spesso incompresa… Una volta no perché è troppo vecchio, come se uno come Lambert Wilson si possa definire vecchio, uno come lui che è come se vivesse nella quinta stagione di Lost. Un’altra volta no perché è troppo giovane e allora mi chiedo c’è forse un’età standard? E poi perché non possono essere tutti francesi? Comunque, bando alle ciance ed ecco a voi il mio compare. Ali Baddou è un giornalista francese di origine marocchina e lo so utente medio del web il suo nome fa ridere, ma resta comunque la testa pensante del panorama audiovisuale francese. E non sono io a definirlo così, nato nel 1974 nella Parigi bobo è figlio di diplomatici marocchini trasferiti nella terra del camembert, qui ha trovato l’America. Già perché questo professore di filosofia presso la facoltà di Scienze Politiche è l’ex fidanzato di Mazarine Pingeot, niente poco di meno che la figlia di François Mitterand. I maligni credono che lui oggi sia qualcuno solo per aver condiviso dei bei momenti con la figlia (sconosciuta) di Mitterand. La fille non crede che sia così, come Nino de La leva calcistica del ’68 Ali si farà anche se ha le spalle strette. Ha iniziato insegnando nei licei, ora io dico quando mai in Italia ci sono questi insegnanti, con uno così sarei andata volontaria sulla Critica della Ragion Pura di Kant e non me la sarei mai giocata (calabrian for marinare la scuola).  Archiviato l’insegnamento – anche se lui ama  ancora definirsi insegnante – nel 2005 inizia a fare tv e con quel faccino lì c’è da chiedersi perché non lo abbiano notato prima. Ecco che di lì a poco inizia a condurre Les Matins de France Culture per essere sempre bello e pimpante dalle 7 alle 9 del mattino il nostro eroe si sveglia alle 4 del mattino, come dire… come essere sexy anche se si va a letto dopo Carosello.  Non finisce qui, eccolo che si prepara per parlare di libri nello splendido contenitore informativo francese Le Grand Journal un programma meraviglioso che in Italia ce lo sogniamo, in cui condivide l’attenzione del pubblico femminile con il nostro amato Yann Barthès. Programma in cui commenta il libro del giorno  e in cui è vittima degli scherzi da camerata di Yann & co. Come quando in un video Yannino sostiene che è superdotato o come quando il suo collega di merende Mouloud sostiene che un perizoma viola è di Ali. Povero piccolo Ali  vittima di ogni tipo di sopruso. Al Grand Journal partecipa anche alla sigla una sorta di “coming up” versione francese (tout de suite)  in cui tutto il cast fa di tutto per rendersi ridicolo, tutti eccetto lui che con il suo sorriso accieca più del pannello bianco dietro… Ah, che bell’uomo! Dice che la sua maggiore paura sia di essere considerato un codardo, ma lo preferisco quando si gode un chupa-chups durante una riunione di redazione. Come dire Philippe Daverio incontra Luca Argentero che incontra Chuck. Non è solo questo, ormai non c’è media che lo nasconda se arrivi su feisbuc sei arrivato e bene Ali lì ha un po’ di gruppi a lui dedicati, alcuni contro di lui e non si capisce davvero il perché. Fra questi spicca il meraviglioso Ali Baddou è definitivamente sexy o Ali Baddou è l’uomo smart del XXI secolo. Lui che alla domanda chi sono i tuoi eroi cita nell’ordine: Batman, Spiderman e Superman. Lui che ama leggere J.D. Salinger e ascolta Schubert e i Coldplay, che beve Coca Cola light… ma io dico quanto è figo quest’uomo??? Ecco a voi qualche immagine senza dimenticare che la foto più bella è stata prestata al post della guerra dei compari.

Ali in versione lupo grigio

Ali in versione lupo grigio

Ali guarda il mondo da un oblò, ma senza annoiarsi

Ali guarda il mondo da un oblò, ma senza annoiarsi

Eccolo a commentare un libro al Grand Journal versione barbetta incolta

Perché è il compare della settimana? Perché dove lo trovate uno così!? Una sorta di Clark Kent 2.0, la mattina si occupa di cultura per una radio nazionale, il pomeriggio insegna filosofia e in preserale parla di libri alla tv, dove lo trovate un concentrato di cultura così sexy? Un po’ come se Umberto Eco incontrasse Fabrizio Corona depurato dalla sua aria di bullo.

Come dire… Vota Ali! Vota Ali! Vota Ali! Vota Ali! Vooooota Ali!

Culturalmente vosta,
Maria Rachida

Il compare bradipino: Matteo Bordone

5 Apr

matteobordoneSono mesi che bradipina non fa che elogiare Matteo Bordone e finalmente s’è decisa: lo comparizza. Lo può fare in virtù di un particolare accordo con la socia di vaccate che invece preferisce eleggere l’ennesimo compare fracese.
Ma veniamo al protagonista del nostro post, definito compare bradipino non perché sia lento in qualcosa, ma, lo avrete capito, perché scelto da bradipina e perché della commare ha gli stessi colori. Non so se lui viene preso in giro quanto me per il colorito molto, troppo chiaro, comunque gli sta divinamente (sicuramente meglio che a Rostagno, suo collega al Processo a X Factor).
Di motivi per amare Bordone ce ne sono a bizzeffe. Prima di tutto il suo blog, nel 90 per cento dei post semplicemente geniale. Poi perché è difficile trovare un altro che ci tenga così tanto alla lingua italiana da scrivere “‘stavolta” con l’apostrofo iniziale (perché giustamente è un’aferesi), azzeccare tutti gli accenti gravi e acuti, fare riflessioni sull’adeguatezza di un lemma piuttosto che di un altro in una frase e via dicendo.
Quest’omino è fico perché è multimediale (radio, tv, carta stampata, internet), ha la battuta sempre pronta, sembra un impiegato del catasto ma è esattamente l’opposto. Beh, lo ammetto, non so chi sia esattamente agli antipodi degli impiegati del catasto, è giusto per dire che non è il tipo che sta chiuso in ufficio a fare sempre le stesse cose…
Bradipina (perdonate se torno alla terza persona) lo adora nonostante il suo amore dichiarato per il porno, una vita forse non propriamente pudica (ma parlo per sentito dire, son commare… però sembra che passi con disinvoltura da un letto a un altro e sia feticista di non so cosa), nonostante non sia il ragazzo da presentare a mamma e papà (né credo che lui accetterebbe di farsi presentare ai genitori), nonostante possa sembrare un po’ scapestrato e inaffidabile.
La cosa che fa inflippare la commare pallida è il suo sembrare un po’ professorino, e da che mondo è mondo bradipina ama i professorini, tanto da aver avuto una sbandata addirittura per Capezzone (udite udite proprio insieme con la fille de poche, ma poi per fortuna siamo rinsavite).
Lo sappiamo che se Bordone passasse da questo blog ne resterebbe inorridito:  lui così intellettuale, così colto, non potrebbe sopportare tanto trash tutto insieme (forse), ma per fortuna le commari sono tali solo qui e nella vita fanno il suo stesso mestiere, anche se per adesso ancora Rolling Stone e Radio2 se le possono solo sognare.
Tuttavia, dietro quell’aria a volte anche un po’ snob, si nasconde un tipetto tutto pepe, basta ascoltarlo a Condorper scoprire anche il suo lato folle. Ed è poprio questo mix da “sono pazzo ma ho letto Proust, Nietzsche e un milione di altri autori” che lo rende irresistibile. Il suo essere stato un commesso da Blockbuster e un deejay, un opinionista radical chic e un pm al fianco di Selvaggia Lucarelli. Bordone è  il classico tipo che ti affascina perché sa tutto, conosce tutti, sa alternare linguaggio forbito e parolacce da blogger della peggior specie, riesce a parlare con la stessa enfasi degli AC/DC e del pensiero politico contemporaneo, dei manga e del cinema d’autore, di libri e di videogiochi.
Insomma, Bordone è il compare perfetto (almeno per chi è perennemente indecisa tra il bravo ragazzo e il bad boy), l’importante è che non scada mai nella saccenteria come molti professorini, che poi diventano pesanti.
Se siete d’accordo con me votatelo nella guerra dei compari, intanto godetevi questa interview.

P.S. Dimenticavo altri punti a suo favore: le t-shirt e le felpe, la passione per l’Estremo Oriente, i gatti.

Zarathustramente vostra,
Maria Bordeaux